Le piogge torrenziali della settimana scorsa hanno devastato almeno il 40% del territorio della Bosnia e i danni sono ingenti anche in Serbia, soprattutto nella zona intorno a Belgrado, come qui a Obrenovac.
I due paesi balcanici cominciano a fare i conti. A tutt’oggi almeno 100mila persone risultano ancora senzatetto:
“Non cè più niente qui – racconta un abitante di Obrenovac – ma ci stiamo tutti dando una mano l’uno con l’altro. Per esempio io adesso dormo da un mio amico. I vestiti che porto indosso sono tutto quello che mi rimane”.
L’Unione europea sta organizzando gli aiuti come se la Serbia, che ha appena avviato il negoziato di avvicinamento, fosse già uno stato membro dell’Unione.
Anche perché si parla di Tuzla, di Srebrenica…i luoghi colpiti da frane e allagamenti risuonano nella memoria collettiva europea ricordando i terribili giorni delle guerre balcaniche degli anni Novanta:
“Che posso dire: guardate voi stessi, abbiamo perso tutto – dice una coltivatrice – le nostre rose, tutto, non ci sono più nenache le strade. Tutto è andato distrutto”.
Vent’anni fa c’era la guerra, ma adesso gli ex jugoslavi hanno riscoperto la solidarietà fra i popoli blacanici. A Skopje, ad esempio, capitale della ex repubblica jugoslava di Macedonia, è stato organizzato un grande concerto per raccogliere fondi da inviare alle vittime dell’alluvione.