A caccia del segreto della longevità nelle cellule dei centenari trasformate in staminali

IO DONNA 2024-12-04

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C'è un mistero che affascina la scienza da tempo: qual è il segreto della longevità? Come si può vivere in salute e senza le comuni fragilità dell'età avanzata? Gli scienziati pensano di aver trovato una pista interessante nelle cellule di chi ha superato il traguardo dei cento anni. Piuttosto che limitarsi a studiare solo l'aspetto esteriore dell'invecchiamento, il team di ricerca della Boston University ha deciso di concentrarsi su qualcosa di più profondo e promettente: le cellule staminali prelevate da centenari, una vera e propria banca di "giovinezza" che potrebbe celare la chiave per contrastare le malattie tipiche della terza età.

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La banca delle staminali dei centenari
Immaginate di poter studiare il DNA di chi ha vissuto più a lungo e in buona salute. È proprio questo l'obiettivo della nuova iniziativa dei ricercatori statunitensi: creare una banca dati contenente le cellule staminali prelevate da individui che hanno superato i 100 anni. Finora sono 30 i centenari americani che hanno contribuito a questo ambizioso progetto, come riportato sulla rivista Nature. Le cellule vengono riportate a uno stato "giovanile", ovvero pluripotente, per essere poi studiate in laboratorio, senza che il loro codice genetico venga alterato. Questo processo potrebbe svelare i misteri genetici che consentono a queste persone di vivere più a lungo e con una resistenza sorprendente a malattie e infortuni.

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L'importanza delle staminali indotte
Il cuore della ricerca si trova nelle cosiddette cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC). Queste cellule, una volta ottenute, vengono riprogrammate per tornare a uno stadio indifferenziato, eliminando le caratteristiche legate all’età. Ciò significa che possono essere trasformate in qualsiasi tipo di cellula, come neuroni, cellule del muscolo o del fegato. Questo processo potrebbe aiutare a identificare le ragioni biologiche che ci permettono di invecchiare in modo più sano, o magari anche di "ringiovanire" parti del nostro corpo, riducendo i danni cellulari tipici del passare degli anni.

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Neuroni e Alzheimer: i progressi della ricerca
Uno degli aspetti più affascinanti della ricerca riguarda la malattia di Alzheimer. I ricercatori stanno studiando come le cellule cerebrali derivanti dai centenari rispondano allo stress e alla produzione di proteine. Nei test preliminari, queste cellule hanno mostrato una sorprendente capacità di «ripulire» le molecole danneggiate, un processo che normalmente si indebolisce con l’età e contribuisce allo sviluppo di patologie neurodegenerative. Non solo: utilizzando modelli 3D di cervelli affetti da Alzheimer, i ricercatori hanno notato che le cellule dei centenari esprimono livelli più alti di geni che proteggono dal morbo rispetto a quelle derivate da individui più giovani. Un segnale che potrebbe aprire nuove strade nella lotta contro l'Alzheimer.

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Il futuro della longevità: oltre la biologia?
Anche se i risultati preliminari sono ancora lontani da conclusioni definitive, la possibilità di applicare le scoperte scientifiche sui centenari potrebbe avere implicazioni straordinarie per la medicina. Grazie a queste cellule, gli scienziati stanno cercando di capire come il corpo umano possa essere più resistente alle malattie tipiche dell'età avanzata, come il diabete, le malattie cardiovascolari e le patologie neurodegenerative. L’idea di utilizzare il patrimonio genetico dei centenari non è solo un sogno, ma una realtà in divenire che potrebbe riscrivere le regole dell'invecchiamento e migliorare la qualità della vita per le generazioni future.

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Futuri sviluppi della ricerca sulla longevità
Non è solo una sfida scientifica, ma anche un'opportunità globale. I ricercatori della Boston University intendono condividere i risultati dei loro studi con altri centri di ricerca nel mondo, in modo da accelerare la scoperta di terapie che potrebbero portare benefici concreti alla popolazione mondiale. La creazione di una banca genetica dei centenari è, quindi, non solo un passo importante per la ricerca, ma anche un'opportunità per la comunità scientifica di unire le forze e affrontare insieme le sfide poste...

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